Pescara: i nuovi poveri nel Rapporto della Caritas diocesana

4' di lettura 27/09/2014 - Sono giovani (33,9% tra 18 e 44 anni), in gran parte italiani (59,9%) e disoccupati (74%): è questo il ritratto dei nuovi poveri che emerge dal ‘Rapporto su Povertà e Famiglia’, realizzato dalla Caritas diocesana di Pescara-Penne e presentato sabato 27 settembre presso il Museo delle Genti d’Abruzzo.

Ciò che sorprende leggendo i risultati dello studio, illustrati dal sociologo Walter Nanni e dal direttore della Caritas don Marco Pagniello, è il profondo cambiamento che caratterizza il mondo della povertà nelle località interessate (Pescara, Montesilvano, Penne, Città Sant’Angelo e Collecorvino), con elementi che in molti casi vanno in chiara controtendenza rispetto al dato nazionale.

Il primo dato che colpisce è la forte polarizzazione dell’utenza nel capoluogo adriatico: delle 1794 persone che nei primi sei mesi del 2014 si sono rivolte ai 5 maggiori centri d’ascolto della Diocesi, infatti, l’84,8% ha fatto riferimento a Pescara.

Un altro punto fondamentale riguarda la nazionalità dell’utenza, che smentisce clamorosamente l’idea, molto diffusa, secondo cui i ‘nuovi poveri’ sarebbero soprattutto stranieri. Quasi il 60% degli utenti, infatti, è di nazionalità italiana, con un forte incremento del dato rispetto alla rilevazione del 2008 (52,5%). Il dato inoltre evidenzia una situazione rovesciata rispetto al corrispettivo nazionale, dove la percentuale di stranieri sfiora il 70%.

Da una prima osservazione, si tratta di un quadro che porta a ipotizzare un forte incremento del numero di poveri tra gli italiani negli ultimi 6 anni, per effetto della crisi economica, a dispetto dell’aumento della presenza straniera, sia in città che nel territorio nazionale. Pescaresi e italiani prime vittime della crisi, quindi, ma il rapporto va oltre, e sono proprio le differenze con i valori nazionali a destare maggiore interesse.

Se nel resto d’Italia infatti risulta occupato il 22,9% degli utenti (dati riferiti all’anno 2013 e al primo semestre del 2014), a Pescara il valore risulta praticamente dimezzato, con appena 12,6 utenti su cento che dichiarano di avere un lavoro. Oltre al dato relativo al titolo di studio (col 4,9% di laureati) colpisce soprattutto quel 19,1% riferito ai cosiddetti 'Neet', ovvero giovani esclusi sia da percorsi formativi che professionali. E anche qui, la differenza col resto d’Italia è abissale, visto che nel Belpaese la stessa percentuale precipita all’8,5%.

Quasi un utente su 5 dei centri di ascolto della Diocesi, quindi, è costituito da giovani tra i 18 e i 34 anni che risultano esclusi da qualsiasi circuito o progetto di formazione o lavorativo. Un dato inquietante, che desta particolare allarme in un contesto già storicamente colpito dalla disoccupazione e dal disagio giovanile.

Un ultimo riferimento molto importante concerne i motivi che spingono le persone a chiedere aiuto ai centri di ascolto. Se nel resto d’Italia i sussidi economici (10,7%) e il lavoro (8,3%) sembrano avere una rilevanza minore rispetto ad altri tipi di servizi sia ‘materiali’ (34%) che riconducibili all’orientamento, a Pescara la situazione anche in questo caso è ribaltata. Sono infatti proprio il lavoro (24,7%) e i sussidi economici (26,2%) gli ‘aiuti’ maggiormente richiesti, che, se sommati al dato relativo a beni e servizi materiali (44,6%), disegnano un quadro molto chiaro sui ‘nuovi poveri’ pescaresi, aprendo lo scenario ad una serie di interrogativi.

Tante domande a cui hanno provato a dare una risposta sia la stessa Caritas, con il lancio del progetto ‘Famiglie al Centro’, che le istituzioni. Alla presentazione sono infatti intervenuti l’Arcivescovo della Diocesi di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti, l’Assessore alle Politiche sociali del Comune di Pescara, Giuliano Diodati, e la titolare della delega su sociale e lavoro alla Regione Abruzzo, Marinella Sclocco.

Se tutti gli interventi hanno evidenziato il ruolo fondamentale della Caritas e in generale del volontariato per la gestione delle problematiche sociali, al tempo stesso è emersa la necessità di intensificare il lavoro di cooperazione tra istituzioni e terzo settore. “Da quando ho assunto l’incarico di assessore alla Regione Abruzzo – ha spiegato infatti Marinella Sclocco – ho trovato una situazione molto complicata, sia sul piano del lavoro che nel sociale. In tal senso, la politica, limitata dalla attuale scarsità delle risorse, deve prendere atto che l’unica strada percorribile è quella di rinforzare il confronto con il mondo del volontariato”.

“In Abruzzo – ha concluso la Sclocco – manca una legge quadro sul Welfare, e proprio in questa direzione intende muoversi l’amministrazione regionale: sia sul piano normativo che operativo, intendiamo riordinare il settore e definire modalità di intervento mirate”.

L’incontro si è concluso con la presentazione della prima edizione del Bilancio sociale della Fondazione Caritas Onlus, vero ‘braccio operativo’ della Caritas diocesana. “Siamo consapevoli che la strada è ancora lunga – ha concluso il direttore della Caritas, don Marco Pagniello – ma gli sforzi da parte nostra sono notevoli, e qui ci sono i risultati di un intero anno di lavoro”.










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