Chieti: discariche e corruzione, i retroscena dell’inchiesta ‘Terre d’oro’

4' di lettura 09/01/2015 - Emergono nuovi dettagli all’indomani della maxi operazione ‘Terre d’oro’ condotta dal Corpo forestale dello Stato, che ha portato all’arresto di 4 persone e a decine di perquisizioni tra Pescara e Chieti.

I quattro provvedimenti domiciliari riguardano i vertici e i tecnici di due società di movimento terra, Emoter ed Eco Strade, mentre l'amministratore unico della Emoter Lavori, figlio di uno degli arrestati, è stato raggiunto dal divieto temporaneo di esercizio d'impresa. L’operazione, condotta dal Comando Provinciale di Pescara del Corpo forestale dello Stato e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia dell'Aquila, ha portato inoltre al sequestro di sette siti dove sarebbero stati smaltiti illegalmente oltre 400mila metri cubi di rifiuti speciali, pari a circa 500mila tonnellate di terre e rocce da scavo spostate, generando altrettante discariche abusive per una superficie complessiva di circa 10 ettari.

La Procura dell’Aquila ha inoltre disposto il sequestro preventivo di 13 autocarri utilizzati per il trasporto e per lo scarico del materiale. Agli arrestati si vanno ad aggiungere altri 18 denunciati a piede libero, tra professionisti, imprenditori e proprietari di terreni compiacenti, che saranno presto chiamati a rispondere dei reati di discarica abusiva e traffico illecito di rifiuti speciali. Tra gli indagati, oltre al sindaco di Chieti Umberto Di Primio, che dovrà rispondere di corruzione, c’è anche suor Vera D’Agostino, legale rappresentante della Onlus ‘Figlie dell’Amore di Gesù’, con sede a Brecciarola. La donna, che tra l’altro è la sorella dell’ex assessore comunale di Chieti Ivo D’Agostino, dimessosi dopo lo scandalo dei presunti ricatti a sfondo sessuale in cambio di alloggi popolari, è indagata nell’ambito del filone sullo smaltimento di 50mila metri cubi di terra, finiti nel Villaggio della Speranza, una struttura che ospita decine di profughi.

Per quanto riguarda Di Primio, gli inquirenti contestano al sindaco la sua posizione in merito all’acquisizione del terreno su cui si sarebbe dovuto realizzare “Megalò 3”. Stando alle accuse, il Primo Cittadino di Chieti avrebbe promesso di agevolare la concessione delle autorizzazioni in cambio del sostegno da parte degli imprenditori nella prossima campagna elettorale, per la quale Di Primio ha già annunciato l’intenzione di ricandidarsi. “Avrò tempo per spiegare ai cittadini – si è difeso il sindaco in un video pubblicato sul suo profilo facebook -, non mi tiro indietro, vado avanti con la campagna elettorale”.

Come spiegato in conferenza stampa dal comandante regionale abruzzese del Corpo forestale Ciro Lungo, “sono 7 le società che traevano vantaggi dai reati e che ora sono interessate da provvedimenti sanzionatori per illeciti amministrativi. Nell'ambito dell'operazione sono state eseguite dalla forestale tredici perquisizioni nelle sedi legali di altrettante imprese dislocate tra Pescara, Chieti, Milano e Roma. È stato, infine, effettuato il sequestro per equivalente di circa tre milioni di euro percepiti illecitamente per la cessione di terre e rocce da scavo in difformità o in mancanza del piano di utilizzo e per il mancato sostenimento dei costi per il corretto smaltimento dei rifiuti”.

“Nei cantieri oggetto di verifica – prosegue il Comandante - il piano di utilizzo non c'era o veniva completamente disatteso. Nel corso delle indagini è emerso che il fine perseguito era quello di limitare i costi di trasporto e, contestualmente, di evitare i costi di smaltimento o quelli relativi a campionamento e analisi degli oltre 400mila metri cubi di materiale di scavo”.

L'indagine era partita nel 2011, quando il Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAF) di Pescara, eseguendo un controllo in un cantiere del capoluogo abruzzese, aveva accertato irregolarità sulla manipolazione di rocce e terre da scavo. In particolare, la ditta esecutrice dei lavori aveva esibito ai forestali alcuni formulari, risultati da subito di dubbia provenienza grazie a controlli documentali incrociati.

“Le indagini – conferma il Comandante Lungo - hanno permesso di accertare l'esistenza di una doppia procedura di contabilità informatizzata: una ufficiale ed ingannevole che veniva fornita agli organi di controllo ed una occulta e interna nella quale venivano registrati, cantiere per cantiere, tutti i reali movimenti di terre e rocce da scavo, specificando la data, l'autista impiegato per il trasporto, il quantitativo giornaliero trasportato, i siti di carico e scarico”.

Svelato il meccanismo, gli investigatori sono riusciti a ricostruire il reale iter dei rifiuti, il cui smaltimento ha dato luogo a diverse discariche, ubicate su terreni sottoposti a vincoli di tipo idrogeologico e paesaggistico, e caratterizzati da elevata pericolosità idrogeologica ed idraulica. Tra questi, l’area su sarebbe dovuto sorgere il complesso ‘Megalò 3’: stando ai rilievi del Genio Civile, proprio in questa zona è stato alterato in maniera significativa l'equilibrio idraulico del Fiume Pescara.

Complessivamente, l'operazione ha visto impegnati un centinaio di agenti della forestale, provenienti dai diversi reparti abruzzesi.


   

di Marco Verri
redazione@viverepescara.it





Questo è un articolo pubblicato il 09-01-2015 alle 15:44 sul giornale del 10 gennaio 2015 - 1876 letture

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